Giovani e innovazione: un binomio troppo spesso considerato inscindibile e scontato, ma non ancora adeguatamente supportato da politiche adeguate. Un’esperienza in controntendenza è quella di «Bollenti Spiriti», il programma per le politiche giovanili nato in Puglia nel 2005 e diventato in dieci anni un punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di startup e innovazione sociale. L’iniziativa è nata dall’Assessorato regionale alla Trasparenza e Cittadinanza attiva, con il proposito trasformare i giovani da problema da «sistemare» a grande risorsa sociale su cui investire. Si tratta del primo intervento di politiche giovanili nella storia della Regione, che fino ad allora non aveva alcuna tradizione in materia. Si tratta di un investimento complessivo di 70 milioni di Euro suddivisi in due iniziative: Laboratori Urbani destinato al recupero di 148 edifici abbandonati e Principi Attivi che ha avviato 780 progetti giovanili. Un programma di infrastrutturazione socioculturale, premiato in Europa come politica d’avanguardia in grado di generare nuova economia e ricaduta occupazionale.
Oggi un libro e otto cortometraggi raccontano 100 testimonianze di giovani che hanno realizzato il loro sogno attraverso il programma. Due strumenti tangibili che si affiancano alla piattaforma web creata ad hoc per comunicare e promuovere i progetti. Ne parliamo con Annibale D’Elia, dirigente dell’Ufficio Politiche Giovanili della Regione Puglia e promotore del programma.
Come nasce l’idea del progetto di storytelling del programma Bollenti Spiriti? Un bel modo per celebrare i 10 anni di operatività restituendo testimonianze dirette di chi ne ha fatto parte.
Realizzare Generazione Bollenti Spiriti è stata una scelta naturale. Abbiamo passato 10 anni immersi nelle storie e nei progetti di migliaia di ragazze e ragazzi pugliesi. Abbiamo pensato fosse arrivato il momento di far conoscere queste storie a quante più persone possibile.
L’idea di dare voce ai protagonisti, invece, non è una novità. Per comunicare Bollenti Spiriti abbiamo sempre raccolto le testimonianze dei giovani che stavano materialmente realizzando i progetti. Ma, fino ad oggi, avevamo usato quasi esclusivamente il web e i BarCamp.
Sul sito del programma (http://bollentispiriti.regione.puglia.it) c’è una mappa interattiva e un blog collettivo con oltre 8.000 post. A marzo 2015 abbiamo realizzato la settima edizione del Bollenti Spiriti Camp a cui hanno partecipato più di 170 espositori e oltre 10.000 visitatori.
Questa strategia ci ha permesso da un lato di entrare in contatto a basso costo con una grande quantità di persone; dall’altro di diventare una piattaforma a disposizione di tutti i giovani pugliesi in cerca di ispirazioni e collaborazioni. Ma non basta.
Sono ancora in molti, sia giovani che amministratori che cittadini in genere, a pensare che Bollenti Spiriti sia un finanziamento per startup o ad un sussidio per l’imprenditorialità giovanile. Per questo abbiamo deciso di realizzare 8 piccoli documentari e un libro per raggiungere un fetta più ampia di opinione pubblica. Volevamo comunicare le politiche giovanili della Puglia non come un finanziamento ma come un motore di cambiamento. Attraverso le storie, i volti e le voci dei protagonisti proviamo a raccontare che impatto ha avuto Bollenti Spiriti sulla vita dei giovani coinvolti, ma anche sui luoghi e nelle comunità dove i progetti sono stati realizzati.
L’unica difficoltà è stata decidere quando smettere di scrivere e mandare il libro in stampa. Ogni volta che pensavamo di aver finito, succedeva sempre qualcosa di nuovo da aggiungere al racconto: un premio internazionale, un brevetto, un cambio di rotta improvviso, un progetto che ne generava un altro. Anche adesso, pochi giorni dopo l’uscita della pubblicazione, ci sono nuove bellissime storie che meriterebbero di essere raccontate.