Nel 2014, secondo gli ultimi dati resi noti da Eurostat, in Italia si sono spesi complessivamente in ricerca 212 milioni in meno rispetto all’anno precedente: un valore che include al suo interno le attività private, pubbliche, di imprese non profit e – appunto – dell’università stessa. Ma se i primi due settori registrano una qualche – modesta – crescita, sono proprio gli investimenti destinati alla ricerca universitaria che invece risultano in calo, portando il dato complessivo in territorio negativo.
Nel 2014 il valore per l’università passa da 5,94 miliardi di euro a 5,59: un calo di circa il 6%. Negli altri casi, invece, il resto del settore pubblico è grosso modo stabile dal 2012 intorno ai 3 miliardi di euro, mentre il privato è da anni l’ambito che cresce in misura maggiore – più che raddoppiando i propri investimenti dal 1996.
Queste cifre, va ricordato, non tengono però in conto dell’inflazione. L’aumento generale del costo della vita negli ultimi anni è stato piuttosto basso, certo, ma in qualche misura ha inciso comunque e va tenuto in considerazione per avere il quadro complessivo – soprattutto quando guardiamo ai valori più indietro nel tempo.