In ogni artista c’è un conto in sospeso con la scomparsa. Alla paura di sparire nel nulla l’artista reagisce con un gesto artistico che riaffermi la sua presenza. E, però, al tempo stesso, quel gesto è il nascondiglio perfetto per non venire allo scoperto del tutto. L’artista si palesa così, in controluce, andando a scomparire in un posto in cui lo si possa in altro modo vedere. Ogni artista è l’inchiostro simpatico sull’opera che costruisce. In fondo, seppure in maniera caricaturale, Nanni Moretti già lo immortalava nel suo celebre «Mi si nota di più se vengo e sto in disparte o se non vengo per niente?». Lo scrittore spagnolo Enrique Vila-Matas ha dedicato alla scomparsa il suo romanzo più intenso, Dottor Pasavento (Feltrinelli). Un uomo si mette sulle tracce del grande scrittore svizzero Robert Walser, che per ventitré anni si sottrasse alla scrittura e al mondo, inghiottito dalla clinica psichiatrica di Herisau dove poi morì il giorno di Natale del 1956. Il corpo venne trovato in mezzo alla neve: pur nella sua tensione a scomparire, quel corpo era una parola nel bianco. La stessa contraddizione che il protagonista di Vila-Matas vive su di sé in forma sofferta e autoironica. Vorrebbe lui stesso sparire, bruciare le navi alle spalle, ma controlla compulsivamente la posta elettronica nella speranza che qualcuno lo cerchi. «Lasciatemi solo» dice l’artista «ma non abbandonatemi mai».
Ci sono artisti che si scelgono i luoghi in cui andare a sparire (la lista è lunga e passa sempre per J.D. Salinger, scomparso in casa propria dopo aver lasciato il mondo a baloccarsi con Il giovane Holden), altri che preferiscono battere piste consolidate. La capitale mondiale della scomparsa è Berlino. Se Robert Walser fu rinchiuso suo malgrado in una clinica isolata da tutto, se Arthur Rimbaud scelse l’Africa per il suo addio al mondo, in molti scelgono la capitale tedesca. Lì si scompare da professionisti, per così dire. Da questo punto di vista, il curriculum di Berlino è lungo e risaputo: isola occidentale nel cuore dell’Est sovietico fino al 1989, refugium peccatorum di uomini e donne cui stava stretto tutto lo spazio che c’era a Ovest, nel cosiddetto migliore dei mondi possibile. Ma è storia nota e ormai così ribadita da sfiorare il folklore più trito.