“Noi crediamo nel futuro del giornalismo d’inchiesta, non importa se su carta o in rete; crediamo nel valore della gratuità delle nostre storie. Il successo non dovrebbe essere misurato solo dai lettori o dal profitto, ma dalla qualità”. Con queste parole, il giornalista Daniel Drepper illustrava circa un anno fa il lancio di ‘CORRECT!V‘, la prima piattaforma on line di giornalismo investigativo indipendente nata in Germania.
Una dichiarazione d’intenti in grado da sola di spiegare la natura e il programma di un progetto che è qualcosa di più di un semplice portale d’informazione, ma piuttosto uno tra gli avamposti più avanzati sulla nuova frontiera del giornalismo internazionale. Sede centrale a Essen, nel cuore dell'(ex) bacino siderurgico della Ruhr, CORRECT!V (la ‘V’ indica il segno di spunta che convenzionalmente significa “ok”, “approvato”) ha un ufficio anche a Berlino; avviata nel settembre del 2014 con otto persone, la redazione conta attualmente 17 giornalisti e una manciata di collaboratori free lance.
CORRECT!V punta a individuare una via per il cambiamento: giornalismo d’inchiesta disponibile e accessibile a tutti
Il progetto ha potuto avvalersi del sostegno iniziale di 3 milioni di euro fornito dalla Brost Foundation, una fondazione impegnata nella promozione dell’arte, della cultura e della ricerca intitolata a Erich Brost, giornalista e attivista socialdemocratico durante il periodo della seconda guerra mondiale, che si è sobbarcata il costo complessivo del lancio dell’operazione.
CORRECT!V basa la propria missione sulla mescolanza tra le tecniche tradizionali del reportage e del giornalismo d’inchiesta con le opportunità rese possibili dal cosiddetto data journalism e lo sfruttamento delle piattaforme di crowdfunding per la raccolta di sostegno economico da parte di cittadini, lettori, organizzazioni. Trasparenza, profondità d’analisi, diritto all’informazione sono le parole-chiave di CORRECT!V, come ricorda il direttore David Schraven, ex firma di punta delle inchieste del gruppo Funke, uno dei più importanti colossi mediali europei, chiamato a svolgere questo delicato ruolo di implementazione e organizzazione della galassia CORRECT!V.
È come se, complice l’enorme mole di dati e informazioni presenti sulla rete che consente di fare ricerca sociale e scientifica sempre più dettagliata, la celebre distinzione tra notizia e verità di cui parlava Walter Lippman nel suo classico degli anni ’20 L’opinione pubblica, tenda a scomparire o a sovrapporsi, in un esercizio di ricostruzione complessa degli avvenimenti che punta ad aggregare tasselli per poi svestirsene fino ad arrivare al cuore crudo ed essenziale dei fatti. Raggiunto durante un breve periodo di vacanza, Schraven non ha esitato a raccontarci genesi e sviluppo della piattaforma.
Direttore, quando e perchè è nata l’esigenza di dar vita a CORRECT!V?
Abbiamo iniziato a pianificare l’operazione a partire dal 2012, stando molto attenti a ciò che volevamo fare e come farlo. Siamo una delle tante risposte alla crisi dei media. I vecchi modelli di business stanno perdendo efficacia e, allo stesso tempo, i giornalisti hanno bisogno di battere strade nuove e migliori per raccontare e spiegare un mondo sempre più complesso. I giornali chiudono o tagliano drasticamente i budget e i media in generale hanno grossi problemi nel perseguire il proprio ruolo di “cane da guardia”. CORRECT!V punta a individuare una via per il cambiamento: vogliamo fare giornalismo d’inchiesta disponibile e accessibile a tutti. Per questa ragione, stiamo anche avviando un percorso educativo e formativo per insegnare i metodi e le tecniche del giornalismo investigativo. Ciò può aiutare a rafforzare i cittadini ad avere accesso all’informazione e promuovere la trasparenza.
Il tratto distintivo di CORRECT!V è la sua natura no-profit e il fatto che è finanziato da organismi indipendenti. Ritiene che sia un modello sostenibile per fare un giornalismo di qualità?
Sì, almeno per partire, ma penso che poi devi diversificare il tuo flusso di finanziamenti piuttosto rapidamente. Per questo motivo, abbiamo avviato una campagna di adesione e sottoscrizione; contiamo entro la fine dell’anno di raggiungere circa 5mila persone che effettuino una donazione di almeno 10 euro al mese. Abbiamo attivato una piattaforma crowdfunding e finanziato un paio di progetti con più di 30mila euro. Ad oggi, abbiamo raccolto circa 700mila euro da qualcosa come 500 persone e organizzazioni diverse.
Quali sono i temi principali che avete trattato in questo primo anno di lavoro? Qual è l’inchiesta che ha raggiunto il maggior successo (in termini di lettori, condivisioni on line, eco sui media mainstream)?
Abbiamo raccontato moltissime storie: sulle infezioni batteriche ‘superbugs’, sui gruppi terroristici neonazisti, sul commercio illegale, sull’espansione della mafia italiana in Africa e un sacco di altri temi, sperimentando molti format e tipologie di storytelling. Il nostro più grande successo per ora è stato il premio vinto per l’inchiesta sull’abbattimento del MH17 da parte dei soldati russi nell’est del’Ucraina. E’ stato ripreso in tutto il mondo e solo sul nostro sito è stato letto più di 700mila volte.
Qual è il vostro rapporto col potere? Avete un orientamento politico e culturale nel quale vi collocate?
No, siamo liberi. Non ci mischiamo con il potere e non abbiamo alcuno specifico orientamento politico. Siamo dalla parte di coloro che non hanno voce. Nel dubbio, siamo dalla parte della libertà. In ogni caso, ci opponiamo sempre alle dittature: diciamo che non andiamo molto d’accordo con Lukashenko…
Uno dei modelli a cui attingete è sicuramente ProPublica, la celebre piattaforma statunitense di giornalismo d’inchiesta. Qual altri vi hanno ispirato?
ProPublica è tra gli esempi a cui abbiamo guardato prima di partire. ProPublica fa un sacco di belle cose per quanto riguarda la strategia editoriale. Ma abbiamo preso spunto anche da Mediapart in Francia che ha fatto un lavoro straordinario in termini di costruzione di community. E poi, Newstapa in Corea del Sud; o ancora Motherjones che sono tra i migliori al mondo. Vogliamo prendere il meglio delle diverse esperienze presenti in questo settore e miscelarle in qualcosa di nuovo.
Non solo giornalismo on line; CORRECT!V si sta estendendo anche in altri settori editoriali.
Esattamente. Abbiamo fondato una casa editrice e vendiamo i libri che nascono dalle nostre inchieste; per esempio, “Weisse Wölfe“, graphic novel sul terrorismo di estrema destra ha avuto un buon successo. In fin dei conti, come dicevo prima, un valido mix di entrate è il modo migliore per restare indipendenti.
E nel prossimo futuro?
Vogliamo creare programmi televisivi. Bisogna essere sempre pronti a far viaggiare i contenuti su media e piattaforme differenti.