Condivisi oppure no, i soldi sono soldi. È a partire da questo assunto che il governo australiano ha deciso di girare la vite di 360 gradi: d’ora in poi i guadagni della sharing economy saranno tassati al pari di quelli tradizionali.
Il provvedimento del governo di Camberra ha l’obiettivo di regolamentare l’attività dei due colossi del settore: Uber e Airbnb. La nuova norma smentisce l’azienda di trasporti privati, secondo cui gli autisti ricevono solo un rimborso per la corsa, e la assoggetta alle regole del fisco. Stesso discorso per chi affitta camere attraverso la rete, che dovrà dichiarare quanto incassato tramite l’ospitalità.
L’esempio che arriva dall’Oceania potrebbe presto essere seguito ad altre latitudini. Dopo numerose campagne e contenziosi legali nei confronti di Uber, ora nel mirino di governi nazionali e locali pare esserci Airbnb.
“Svolgono un’attività illegale e non pagano le tasse. Le regole devono essere uguali per tutti” questo il messaggio che il nuovo sindaco di Barcellona Ada Colau ha mandato negli scorsi giorni a chi noleggia posti letto in città.
Il turismo nel capoluogo catalano è in costante crescita e sono tanti i cittadini che provano a guadagnare qualcosa dai 27 milioni di visitatori in arrivo nel 2015. Colau ha chiesto a Airbnb, accusata di favorire l’aumento dei prezzi in città, di procedere alla registrazione degli alloggi registrati al fine di avviare le pratiche di regolarizzazione.