Quando nel gennaio scorso Dennis Cooper annunciò di aver “scritto” e “pubblicato” il primo romanzo composto interamente da GIF animate, molte persone (me compreso) pensarono a un furbo espediente per spiccare in un ambiente sovraffollato come quello letterario.
Quello che molti (me compreso) al tempo non sapevano, era che Dennis Cooper non è un arrivista qualunque, il classico personaggio che prende in mano la penna per la prima volta, magari senza aver letto che una manciata di libri, e trova il modo per camuffarsi da artista. Prima di dedicarsi alla cosiddetta GIF Novel, Dennis Cooper aveva pubblicato una ventina di volumi tra narrativa, poesia e saggistica, negli anni ’70 era stato coinvolto nei primi movimenti punk e aveva collaborato con artisti del calibro di John Zorn. Forse è per questo che, nonostante Zac’s Haunted House del romanzo non abbia praticamente nulla (se non una artificiosa suddivisione in prologo, capitoli ed epilogo), Cooper è riuscito a imporsi come pioniere di una nuova avanguardia letteraria, capace di integrare il linguaggio e la forma dei social media nella struttura del romanzo tradizionale.
A voler essere magnanimi, Zac’s Haunted House è un’opera d’arte concettuale, una sorta di collage scorrevole dove la narrazione è affidata unicamente alla giustapposizione di immagini animate rubate da cartoni, film, video di youtube, documentari e show televisivi. Non esiste una vera storia, non esistono protagonisti riconoscibili, ma soprattutto, a differenza di un vero romanzo, il “lettore” non ha alcuna parte attiva nella narrazione. L’opera di Cooper può essere unicamente fruita, e una volta terminata la “lettura”, non rimane altro che una vaga sensazione (che può essere curiosità, disagio o fascino).