Possono le idee di Don Milani applicarsi in un gruppo di studenti di ingegneria informatica di Reggio Calabria e nel XXI secolo? Da circa 2 anni è in atto un esperimento che, partendo dallo scambio di saperi tra studenti universitari, e attraverso uno spazio di co-working, punta a formare i talenti dell’economia digitale di domani. Si chiama Barbiana 2.0. coworking laboratory, il laboratorio accademico di coworking dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria fondato e fortemente desiderato da Domenico Ursino, appassionato professore di ingegneria del software e prorettore dell’Università, che nel 2014 ha deciso di raccogliere la sfida di chi sa cosa vuol dire crescere e studiare in realtà complesse del Sud fornendo così ai suoi studenti, uguali strumenti di partenza indipendentemente dalla estrazione sociale, per trovare la strada del futuro. Ursino è un facilitatore del “saper fare”, adatta il metodo e sceglie insieme ai suoi studenti gli argomenti da trattare, i progetti da realizzare, gli articoli scientifici da scrivere e pubblicare: «Abbiamo bisogno di cambiare approccio didattico nei luoghi della diffusione del sapere, semplicemente perché stiamo cambiando epoca, stiamo passando all’epoca del digitale».
Gli obiettivi del laboratorio sono: rendere l’apprendimento e le esperienze didattiche e di ricerca più partecipativi, assegnando agli studenti un ruolo da protagonisti; lavorare con passione ed entusiasmo, molto duramente, divertendosi; portare avanti, oltre agli studi previsti dal proprio piano tradizionale, anche studi di ricerca avanzata, in collaborazione con prestigiose università italiane e straniere (come la University College of London); puntare sulla ricerca avanzata in campi innovativi dell’informatica per poter ritagliarsi il proprio spazio nel mondo del lavoro. Le attività che si svolgono vanno dalla ricerca finalizzate alla stesura di articoli scientifici, alla creazione di progetti innovativi a supporto di diverse aziende. Nel co-working Barbiana 2.0, Ursino insegna il passaggio da un clima “competitivo” ad clima assertivo e “cooperativo”. Gli studenti si aiutano l’un l’altro, i più grandi insegnano ai più piccoli, si impara reciprocamente. «Sostituire la competizione con la collaborazione è stato un aspetto fondamentale – dice Ursino – perché questi ragazzi possano essere protagonisti del cambiamento dentro e fuori l’ateneo con pratiche non conflittuali, ma di collaborazione, disponibilità e partecipazione».