L’Ocse ha rilasciato uno studio sul contributo della proprietà intellettuale alla formazione del capitale e alla crescita nelle economie sviluppate. Scoprendo che la quantità di capitale basato sulla conoscenza e protetto da brevetto o copyright è in crescita e la sua quota resiste alla crisi. Lo studio è online.
Secondo l’Economist, però, non c’è alcuna prova a sostegno dell’idea che il sistema dei brevetti alimenti l’innovazione. E anzi sussiste qualche dubbio. Soprattutto quando i brevetti servono a frenare l’innovazione dei concorrenti che a implementare la propria. Il pezzo è online.
Internet ha reso più difficile proteggere il copyright e ha accelerato tanto l’innovazione da favorire coloro che creano nuovi prodotti e li lanciano sul mercato proteggendo la loro proprietà intellettuale più con la velocità rispetto ai concorrenti che con i brevetti. Nello stesso tempo ha spinto i detentori di copyright a chiedere e ottenere estensioni del loro diritto e ha trasformato i brevetti in strumenti di difesa e attacco strategico nei confronti dei concorrenti più sul piano legale che su quello industriale.
D’altra parte è chiaro che la relazione tra investimenti finanziari e proprietà intellettuale è positiva: la finanza preferisce dedicarsi a imprese che possano dimostrare in qualche modo oggettivo che la loro capacità di generazione di conoscenza è incarnata in qualche forma di diritto difendibile. E per questa via i brevetti finiscono effettivamente per aiutare l’innovazione.