Come aveva annunciato il Ministro Franceschini, la legge di stabilità 2016 ha reso permanente l’Art bonus, precedentemente previsto solo per un triennio. Questo importante strumento di incentivazione fiscale delle donazioni liberali può diventare dunque, come avviene in molti altri Paesi, un fattore strutturale di sostegno alle politiche culturali.
Il punto delle esperienze sul territorio
In questi ultimi mesi si è decisamente incrementato il numero di enti che usano l’Art bonus, e di conseguenza i donatori. Dal sito www.artbonus.gov.it si può desumere che, fino al 31 dicembre 2015 sono stati donati circa 57 milioni di euro (erano 34 a fine ottobre), da parte di circa 1500 mecenati, per un totale di 405 interventi. Gli enti registrati a fine 2015 sono stati 388 di cui il 60% comuni. Gli interventi più ingenti dal punto di vista economico risultano essere quelli rivolti al sostegno delle fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri di tradizione, che hanno avuto maggiore facilità di reperimento di risorse sia perché abituati da tempo a lavorare sul fundraising, sia perché i grandi donatori sono probabilmente più propensi a investire in attività di maggiore prestigio. Spiccano fra questi le liberalità raccolte dalla Scala di Milano (15,123 mln) e dall’ Arena di Verona (4,750 mln).
Con il passare del tempo, si può notare che la progettualità degli enti si sta affinando. Ad esempio, oltre agli interventi a favore della lirica e per i restauri, sono stati attivati circa 20 progetti per il sostegno ai musei e circa 40 progetti per il sostegno alle biblioteche. Si tratta interventi strutturali e di ammodernamento dei servizi, ma anche relativi all’incremento del patrimonio (museale e librario) e alla promozione della lettura.
Inoltre, alcuni Comuni hanno istituito appositi uffici dedicati al fundraising, cominciando a considerarlo come attività ordinaria strategica, (ad esempio lo hanno fatto Varese e Mantova ).