Nel 1995 durante un discorso all’Unesco il filosofo immaginava il futuro di internet. Come reagisce oggi alle parole dell’epoca? L’abbiamo messo alla prova
“Un’enorme popolazione di milioni di individui interagisce mediante il network internazionale. È la più acculturata società umana mai apparsa sulla terra, e come un’unica mente leibniziana, essa non smette mai di pensare“.
Verso la metà di marzo del 1995 internet veniva descritta così dal filosofo di Oxford Luciano Floridi, allora trentenne. Floridi si trovava a Parigi, al numero 7 di place de Fontenoye, nella Maison de l’Unesco, sala XI. Era l’inizio del suo intervento da titolo: Internet e il futuro dell’enciclopedia umana: Frankenstein o Pigmalione? (testo inglese). Lo studioso partecipava a un convegno organizzato dall’Unesco dal titolo What we do not know. Ad ascoltarlo c’erano alcuni tra i filosofi più importanti dell’epoca: Bernard Williams, Michel Serres, Paul Ricoeur.
Venti anni dopo che cosa è rimasto di quell’idea di internet? Leggendo il dibattito sulla carne rossa, sui vaccini, sul gender, sullo scontro di civiltà o sul social media manager di Gianni Morandi, qualcuno pensa ancora che online ci sia “la più acculturata società umana mai apparsa sulla terra” e di aver a che fare con una mente leibniziana che non smette mai di pensare?
Il 27 ottobre del 2015, Floridi si trova invece in via Festa del Perdono a Milano, nell’aula 211 della facoltà di Lettere della Statale.
Il professore tiene la lezione inaugurale dell’anno accademico del corso di laurea in Filosofia. Tema: Il valore dell’incertezza. A distanza di vent’anni Floridi si occupa ancora di ciò che non sappiamo. Nel frattempo è diventato un’autorità nel campo della filosofia dell’informazione, docente allo Oxford Internet Institute, ethics advisor per Google, consulente della Comunità europea.
Che idea di internet ha oggi Floridi? Alla fine della lezione il professore risponde così a una domanda di una studentessa: “Oggi viviamo in una bolla creata da Google, Facebook, Apple, Amazon. Noi operiamo anche contro di loro, ma rimaniamo sempre all’interno della bolla. Come ci sono riusciti? Attraverso un sistema di eliminazione dei diritti. In un’economia del dono nessuno è cittadino o cliente: noi siamo semplicemente ospiti. E per un ospite protestare è come andare a casa di qualcuno e poi lamentarsi del fatto che la festa non è un granché. Però questa è l’unica festa che c’è. Se ti lamenti fuori dalla festa, non ti sente nessuno. Se invece ti lamenti dentro la festa, stai comunque dentro la festa“.
Qualche giorno dopo è stato pubblicato il video dell’uomo intervistato dal se stesso diciottenne. Nel 1977 Peter Emshwiller aveva registrato le sue domande; nel 2015, a 56 anni, si è finalmente dato delle risposte. Perché non tentare un esperimento simile con il professor Floridi? Prendere le sue tesi del 1995 (dalla traduzione italiana del suo paper) e aggiungere domande e risposte di oggi (date a lezione e via mail). Ecco che cosa ne è venuto fuori.