Nulla pare oggi essere più facilmente equivocabile dell’azione, dell’agire inteso come forza attiva e proponente. Un agire oggi spesso interpretato come spuria competizione oppure come sciocco inseguimento di una visibilità il cui ritorno deve per forza confinarsi nello spazio stretto di un ego o di una vanità. Agire è già intervenire sulle cose, attivare un cambiamento, generare uno scambio: ed è su queste basi che oggi cheFare presenta i dieci progetti finalisti.
I progetti di cheFare si propongono un cambiamento, un’azione dentro cui è insita una disobbedienza, una trasgressione alla norma e alle regole
Progettare è il risultato più elementare di un movimento, il figlio di un pensiero che nasce da una necessità come da un desiderio. Quando un progetto si manifesta, si apre allo spazio del confronto, del riscontro e del consenso, ma questo spazio non è sempre facile da abitare perché ha la proprietà di scoprire sia inaspettate ricchezze come difficili imprevisti. Ed è qui che si rivelano e prendono forma i finalisti del nostro bando.
Quello che presentiamo oggi non va quindi inteso come il risultato di una competizione, ma di un incontro attivo con le comunità, il cui principale effetto è la fuoriuscita dalla solitudine delle idee, la messa in piazza e a valore di progettualità che si fanno interpreti di esigenze comuni.
Un confronto che non premia evidentemente solo coloro che parteciperanno alla fase finale di cheFare, ma anche chi ha saputo mettere in discussione la propria idea, aprendola a critiche e valutazioni, e dandogli la possibilità di essere sostenuta e apprezzata.
I progetti di cheFare si propongono un cambiamento, un’azione dentro cui è insita una disobbedienza, una trasgressione alla norma e alle regole. Una progettualità spesso eccentrica, capace di un generale un allargamento del campo e della linea dell’orizzonte anche alla più piccola realtà.
Ora parte la fase finale: stiamo finendo di organizzare in queste ore un camp per aiutare i progetti giunti fin qui a rinforzarne gli aspetti legati alla costruzione di reti e partnership, per meglio realizzare le proprie idee e al fine di prepararli all’incontro con la giuria.
Comunque vada, sappiamo fin d’ora che tutti e quaranta i progetti selezionati e presentati sul nostro sito in questi due mesi hanno trasformato la loro casa d’origine in uno spazio diffuso riconoscibile per loro e per chi con loro si relazionerà, perché si sono testati per due mesi con punti di forza e di debolezza della propria struttura.
Questo è l’elenco in ordine alfabetico di chi ha accesso all’ultima fase del bando: Assessorato alle piccole cose, Baumhaus, Italia che cambia, La Piana, La scuola Open Source, My home Gallery, Officina Fundraising, Pigmenti, Tournée da Bar, Xanadu.