Giovedì 5 e venerdì 6 novembre a Torino si discute di risposte dal basso alla crisi in un convegno che mette al centro i tentativi di costruire percorsi economici e sociali alternativi rispetto al modello di sviluppo contemporaneo. Si partirà dal livello micro, dalle esperienze di associazioni, cooperative e singoli individui che provano a fronteggiare la crisi uscendo da una prospettiva individuale e cercano, attraverso prassi e categorie concettuali innovative, di costruire un mondo più equo e attento alle persone.
Il convegno vorrebbe rappresentare e mettere a sistema un insieme di nuove pratiche sociali che, a fatica, trovano spazio nella discussione “mainstream”. Dal cohousing al coworking, passando per nuovi metodi di finanziamento e accesso al credito come il crowdfunding e le monete complementari, l’obiettivo è costruire uno spazio di analisi teorica e concreta allo stesso tempo, che metta a frutto l’esperienza dei soggetti impegnati in queste pratiche innovative per discutere dello schema teorico e politico dentro il quale queste esperienze si inseriscono.
Nella prima parte del pomeriggio di giovedì il seminario su “economia civile e legami sociali” con la cooperativa MAG4 di Torino, la prof.ssa Alisa del Re (Università di Padova) e il prof. Mauro Magatti (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano). Le MAG – Mutue Autogestione – sono delle cooperative impegnate da più di trent’anni nella costruzione di un modello di intermediazione finanziaria etico e solidale. Nascono nel nord-est alla fine degli anni 70′, con l’obiettivo di finanziare iniziative economiche basate sulla cooperazione, sull’autogestione e sull’associazionismo di base.
Oggi le Mutue Autogestione in Italia sono 6: Mag 2 (Milano), Mag 6 (Reggio Emilia), Mag 4 (Torino), Mag Venezia, Mag Roma e Associazione verso Mag Firenze. Rispetto alle banche, le MAG mettono in discussione il principio dell’affidamento acritico dei risparmi da parte dei cittadini. Partendo dal principio che il credito sia un diritto umano, le MAG offrono prestiti, consulenza e supporto ad una serie di realtà sociali che difficilmente avrebbero accesso ai normali canali creditizi. In questo modo, l’affidamento del risparmio viene ripensato nella sua funzione sociale – oltre che economica – attribuendo un senso diverso alla sua finalità. Un’idea rivoluzionaria se si pensa alla forza mastodontica dell’attuale sistema finanziario globale, motore da un lato delle più importanti decisioni politiche e dall’altro delle devastanti crisi che colpiscono il capitalismo contemporaneo.
Una prassi innovativa che ha aperto la strada ad esperienze simili (ad esempio Banca Etica) e che può suggerire una diversa interpretazione della funzione dell’intermediazione finanziaria. Classicamente, quest’ultima è giustificata dalla presenza, nel sistema economico, di unità in surplus finanziario e unità in deficit. Le prime sarebbero le famiglie, che a fronte di un certo reddito mensile, dovrebbero (teoricamente) avere una capacità di spesa inferiore all’ammontare del reddito; questo perché i tipici investimenti di una famiglia (casa, automobile, ecc.) sono meno frequenti rispetto a quelli delle imprese. Sono queste ultime le unità in deficit, costantemente alla ricerca di liquidità per provvedere alla produzione e al miglioramento tecnologico.
In teoria, il sistema finanziario altro non sarebbe che il ponte tra i due soggetti, un sistema per drenare risorse dalle famiglie alle imprese. La radicale differenza con l’attuale sistema finanziario, continuamente alla ricerca di speculazione e profitto, è lampante. Effettivamente, la teoria economica non riconosce un ruolo adeguato alle finalità del credito e ai rapporti sociali di fiducia e solidarietà che sono alla base del prestare denaro.
Le MAG e la finanza etica spostano l’attenzione su questi ultimi due elementi. Le Mutue Autogestione non richiedono garanzie patrimoniali, il controllo sulla restituzione del prestito è basato sulla profonda conoscenza della realtà da finanziare, sulla sua capacità di produrre reddito e valore (sociale, relazionale e ambientale).
Il capitale prestato proviene dai soci della Mutua, che, a prescindere dall’importo versato, contribuiscono alle decisioni in maniera democratica: una testa un voto. Del resto basta dare un’occhiata ai documenti prodotti dalle Mutue per rendersi conto che il senso politico della scommessa MAG è una radicale messa in discussione del ruolo della finanza nella nostra società: “ le Mag italiane […] lanciano un appello a tutti gli attori e le attrici che stanno lavorando per la costruzione di un mondo non solo più sostenibile, ma anche profondamente desiderabile, con lo scopo di aprire uno spazio politico capace di mettere in moto una necessaria ricomposizione sociale di tutte quelle pratiche di sperimentazione della società civile nate per la creazione di spazi di soggettività, di crescita, di autonomia, che hanno al centro il perseguimento del benvivere di tutti” (dal sito www.finanzaetica.net).
Oggi però le MAG sono in crisi: la recente approvazione del Testo Unico Bancario mette in grave difficoltà queste cooperative. A fronte di un formale riconoscimento della Finanza Mutualistica e Solidale, i nuovi vincoli previsti dalla normativa impediranno la normale operatività delle MAG (circa il 50% degli attuali finanziamenti diventerebbe irrealizzabile). Quali allora le prospettive future per un sistema cooperativo e finanziario di successo che da anni aiuta concretamente migliaia di realtà sociali in tutto il paese?
Certo è necessario guardare anche criticamente all’esperienza MAG: la reale partecipazione dei soci è stata, almeno per quanto riguarda MAG4-Torino, sicuramente un punto dolente della storia passata; che viene però affrontato in maniera trasparente e autocritica. Giovedì pomeriggio la discussione verrà aperta dalla testimonianza e dagli spunti di chi è protagonista di un modo diverso di concepire l’intermediazione finanziaria e i legami sociali.
Con i contributi della prof.ssa Del Re e del prof. Magatti, l’obiettivo sarà inquadrare il fenomeno all’interno di una cornice di senso che sia in grado di riflettere sui rapporti tra cittadini, stato e mercato da punti di vista innovativi. In un contesto di crisi durissima, in cui i rapporti sociali sono logorati dalla precarietà e dall’incertezza, il ruolo della cooperazione dal basso per un’altra finanza può diventare il perno per costruire nuove forme di welfare.